L’unità Barbagia occupa una superficie al centro dell’isola, caratterizzata da un’ altitudine fra le più alte. Questo fatto significa che è l’area più fredda, con gli inverni più lunghi, ed è la più soggetta alle nevicate. La neve arriva tutti gli anni, ed in qualche caso può permanere anche per due o più mesi. Questo aspetto ha condizionato l’uso del suolo, in quanto il bestiame trova difficoltà per tre-quattro-cinque mesi, a seconda della variazione climatica. Per questo motivo si era imposta la transumanza, soprattutto per gli ovini, che in questi ambienti prevalgono sulle altre specie. La transumanza veniva effettuata anche per i suini, soprattutto per il pascolamento delle ghiande (sughera e leccio), abbondanti nelle aree boscate del sud e sud-ovest dell’isola. L’area resta comunque caratterizzata dall’attività dell’allevamento ovino. Le formazioni litologiche sono date per lo più da rocce metamorfiche, spesso argillose a cui corrispondono forme dolci anche laddove le pendenze sono elevate. I suoli risentono fortemente della tipologia della roccia madre ed ancora di più del clima, infatti, l’altezza di pioggia supera talvolta i 1500 mm con conseguente perdita di basi a vantaggio dell’idrogeno di scambio nei suoli. Da questi processi derivano suoli acidi o subacidi. Per questo motivo si sviluppa una macchia prevalentemente acidofila (erica e cisto), mentre a tratti e nelle aree più elevate tra le specie arboree si possono ritrovare l’acero minore, la roverella e l’agrifoglio. Comunque le specie dominanti sono il leccio, la roverella e la sughera. Alcuni documenti riportano notizie di un’agricoltura diffusa per molte migliaia di ettari. Crediamo che si tratti di un errore, in quanto questa attività non poteva essere che circoscritta e limitata ai fondi valle od aree con deboli pendenze, utilizzate per colture ortive sia invernali che estive o colture frutticole. In alcune aree ben esposte e con suoli profondi, soprattutto su depositi di versante si è diffusa la coltura del nocciolo, con produzioni quali quantitative di notevole interesse anche economico. Il paesaggio agrario cosi descritto è diffuso in tutti i comuni dell’unità cartografica ed in particolare nei comuni di Aritzo, Belvi’, Tonara, Fonni e Desulo. La coltura della noce è ugualmente diffusa in prossimità dei corsi d’acqua, vicino alle sorgenti, o vicino ai centri abitati, soprattutto negli orti periurbani. Questi ultimi hanno caratterizzato il paesaggio per secoli, in quanto rappresentano il luogo di attività delle donne e degli anziani. Date le condizioni pedoclimatiche, soprattutto nei comuni di Aritzo, Belvi’, Fonni e Desulo, ha trovato collocazione il castagno, sia per la produzione di legname che da frutto. Questi ultimi vengono via via sostituiti con varietà non autoctone, di maggior pregio qualitativo e mercantile. L’agricoltura è praticamente inesistente, sebbene in passato si praticassero colture cerealicole nei piccoli appezzamenti con suoli idonei (Haploxeralfs). L’insieme paesaggistico rimane unico, ossia non trova territori simili in tutta l’isola: questo serve a rimarcare il ruolo importante del suolo e del clima sulla biodiversità e sull’attività antropica.
Pagina aggiornata il 23/02/2024
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