La pavimentazione delle corti in prossimità dell’abitazione e dei vani rustici, solitamente, era realizzata in trovanti lapidei di piccole e medie dimensioni (da 7/8 cm a 15 cm.) o, più di rado e limitatamente a spazi di pertinenza di edifici di particolare pregio, con ciottoli di fiume omogenei e regolari. Gli elementi di pietra sono posati direttamente sulla terra battuta e disposti in maniera da convogliare l’acqua verso le linee di naturale compluvio, che vengono rivolte verso la strada.
La sistemazione degli spazi esterni di pertinenza dell’abitazione segue l’altimetria e la forma del lotto e non sono previsti, se non in casi eccezionali, modellamenti del terreno con scavi o riporti.
È da sottolineare che nei lotti in pendenza, la casa occupa sistematicamente il luogo più alto in modo da garantirne la salubrità e risolvere, senza particolari accorgimenti tecnologici, i problemi legati allo smaltimento naturale dell’acqua.
Le soluzioni adottate per le pavimentazioni degli spazi interni all’abitazione sono poche, essenziali e sostanzialmente limitate ai vani posti al piano terra, essendo quelli dei livelli superiori, quando calpestabili, realizzati in modo sistematico direttamente con il tavolato del solaio ad orditura lignea.
Uno dei sistemi più diffuso ed arcaico, ma utilizzato ancora con frequenza nei primi decenni del XX secolo, consisteva nell’impiego congiunto di argilla opportunamente e periodicamente costipati e pigiati, consentivano di realizzare uno strato di separazione dal terreno naturale di altezza variabile tra i 10 e 20 cm e di disporre di un piano quasi impermeabile e non polveroso.
Nelle abitazioni più antiche è abbastanza frequente l’uso di pavimentazioni lapidee con trovanti irregolari di grandi dimensioni o con conci sbozzati o squadrati, posati direttamente sulla terra battuta.
A partire dagli inizi del novecento, si diffonde l’impiego di mattonelle in graniglia di cemento colorate e in alcuni casi decorate con disegni.
Pagina aggiornata il 23/02/2024