La nuova fase della pianificazione paesaggistica regionale (nel quadro evolutivo della legislazione nazionale sul paesaggio ed i beni culturali) costituisce sicuramente il nuovo sfondo sul quale si proiettano in questo momento tutte le elaborazioni in materia di sistemi di valutazione e progettazione “sostenibile” dei paesaggi.
Le impostazioni sinora disponibili del PPR riaffermano il valore del paesaggio come costruzione culturale non deterministica, come rapporto tra l’ambiente e le comunità, e questo sia nella fase di formazione dei paesaggi storici, sia nella dimensione contemporanea di modificazione di questi paesaggi: non si tratta solo quindi di individuare e vincolare monumenti naturali e culturali, quanto di progettare attivamente una nuova relazione tra la comunità regionale ed i valori incorporati nel suo spazio di vita.
Infatti, la crescente importanza della dimensione paesaggistica della pianificazione appare legata a tre fattori distinti ma concorrenti:
- il radicamento dell’identità culturale rispetto ai luoghi
- il diffuso bisogno di riqualificare condizioni di crescente degrado territoriale
- il suo contributo ai progetti di sviluppo locale
La complessità di questi fattori rinvia alla questione delle “regole condivise” sulla base delle quali la pluralità dei soggetti in gioco può comporre le proprie variegate posizioni in materia. Infatti, in una visione contemporanea della gestione del paesaggio, non si può più pensare ad una dimensione lineare e unidirezionale delle decisioni, da un soggetto pubblico che detiene la potestà di indirizzo ad una pluralità di attori che si conformano a tale indirizzo. In realtà, l’interazione tra soggetti è sempre più complessa, tanto da rendere visibilmente poco efficaci (e talvolta controproducenti) posizioni essenzialmente vincolistiche, mentre si vanno affermando posizioni sempre più consensuali e regolative. Si tratta cioè non di abolire la norma (ed in questo senso il nuovo PPR prevede certamente un insieme di prescrizioni definite) ma di integrarla con strumenti quali le “Direttive” o le “Linee Guida” (ed al loro interno, “Manuali” ed “Abachi”) che definiscano “in positivo” i percorsi per la costruzione di un sistema di riferimento per la progettazione “sostenibile” del paesaggio, sia in senso ambientale ed ecologico, sia in senso culturale e percettivo.
Dunque, la questione del paesaggio in Sardegna investe una pluralità di soggetti che in varia misura contribuiscono a usarlo e farne la “manutenzione”, modificarlo o produrlo in forme sempre rinnovate, ed a governarlo sotto vari profili istituzionali. L’interazione tra questi soggetti ha valenze le più diverse, che tuttavia sono frequentemente unificate da alcuni elementi:
- la mancanza di una visione condivisa del paesaggio
- la mancata percezione della dimensione “ecosistemica” del paesaggio, cioè delle connessioni tra differenti livelli e comportamenti che finisce per produrre effetti incontrollati e spesso indesiderati
- la mancanza di un sistema di “regole” di comportamento, anch’esse condivise, per affrontare appunto i problemi del recupero e dell’intervento “di qualità” nei processi della sua modificazione e produzione
Su quest’ultimo aspetto, è importante considerare le differenti tipologie di soggetti:
- l’utente-cittadino
- i soggetti istituzionali
- il ceto dei tecnici
Il percorso operativo conseguente a questo tipo d impostazione prevede certamente:
- il progetto di conoscenza
- l’approccio interdisciplinare
- la contestualizzazione
- le specificità del caso per caso
In questo senso, obiettivi fondamentali possono essere quindi considerati:
- la costruzione di riferimenti condivisi, “regole” in quanto buone prassi da seguire, non “norme” definite omogeneamente, magari addirittura dimensionalmente, su tutto il territorio regionale
- l’utilizzo di questi strumenti sia come elementi di riferimento per il progetto, sia come base per la valutazione
- l’introduzione coerente di questa impostazione sia a livello degli organi di tutela di livello ministeriale, sia nell’ambito della programmazione e pianificazione regionale, sia ancora a livello locale, nei Comuni dove si gioca una partita decisiva per la salvaguardia, la valorizzazione e la gestione reale del paesaggio
- l’innalzamento della soglia di qualità per interventi consapevoli della dimensione ecosistemica dei problemi del paesaggio
Da questo punto di vista si può indicare una prima serie di criteri generali per la progettazione degli interventi:
- coerenza con il sistema di valori del contesto
- coerenza con le strategie pianificatorie
- coerenza ambientale ed ecologica con il sistema delle risorse
- coerenza con la base naturale e morfologica
- reversibilità
- adeguatezza localizzativa e percettiva
- coerenza formale
- compensazione ambientale e mitigazione impatto
- rafforzamento dell’identità dei luoghi
In questo quadro, l’asse portante della presente ricerca, quindi il suo obiettivo operativo, è principalmente rivolto alla definizione di un modello che consenta di delineare almeno metodologicamente e con alcune esemplificazioni le “Linee Guida” per il progetto sostenibile del paesaggio rurale regionale. In questo senso, due degli ambiti identificati nelle fasi precedenti:
- l’habitat dell’insediamento rurale diffuso (il Sulcis)
- l’habitat dell’insediamento rurale concentrato (il Cixerri)
sono stati indagati a fondo, monograficamente, e su di essi viene testato un primo “modello progettuale” proponibile.
Questo “modello” è composto da un insieme di approcci e di procedure integrati:
- LE UNITA’ DI PAESAGGIO. Un processo “ecologico” di riconoscimento e di definizione delle regole dello spazio rurale, condotta col metodo delle “Unità di paesaggio”, con relativa individuazione dei punti di forza e degli elementi di crisi delle stesse Unità e la messa a punto di lineamenti e quadri di gestione. Questo approccio è anzitutto pensato intanto per un’applicazione alla pianificazione del paesaggio soprattutto alla scala comunale, come sistema di progettazione, verifica e gestione, ma con un metodo generalizzabile all’intero territorio regionale
- LE STRUTTURE INSEDIATIVE NELLO SPAZIO RURALE. MANUALI E REGOLE PER IL RECUPERO E LA MODIFICAZIONE. La ricostruzione per campioni e per “Abachi” dei modelli insediativi storici dell’habitat rurale, l’individuazione delle matrici della modificazione contemporanea e le prime “regole” del recupero e della nuova edificazione, al fine di sostanziare le “linee guida” del nuovo progetto di paesaggio. Questo approccio è quello più direttamente riconducibile alla tutela e salvaguardia “attiva”, diretta a superare le modalità puramente vincolistiche ed a porsi come metodo di dialogo e confronto, in cui l’istituzione pone le sue regole e condizioni, ma le motiva argomentatamene, suggerisce linee “positive” di azione e apre virtualmente un “tavolo di confronto” con gli attori del territorio , rendendoli partecipi, sottolineando soprattutto il metodo ed il percorso (di consapevolezza) per arrivare alle soluzioni, eventualmente migliorando e correggendo le stesse soluzioni individuali ai problemi specifici del casoper- caso.
- GLI ELEMENTI STRUTTURANTI IL PAESAGGIO RURALE. Il riconoscimento delle matrici costitutive degli elementi strutturanti il paesaggio rurale – recinti, siepi, filari, piantate, percorsi, infrastrutture stradali e idrauliche, nuovi infrastrutture … - al fine di delineare, anche per casi studio, ulteriori elementi delle “linee guida”.
Pagina aggiornata il 23/02/2024