Dice sempre l'Angius (a proposito del nucleo di Santadi): Vedesi un boddèu, di molte famiglie, il quale, se gli giungessero i furriadorgius meno distanti, potrebbe formarsi in un villaggio. Anche nelle sue vicinanze sono orti, predii con fruttieri.
La descrizione, in questa fase, non distingue sostanzialmente Santadi dagli altri "boddeus di 1° classe", quanto a dimensione e struttura: si tratta in generale ancora di aggregati di case sparse cui Vittorio Angius non riconosce ancora dignità di "villaggio".
Solo dopo la legge dell'11 luglio 1853, i principali boddeus vengono eretti in comuni; ed è ancora una volta Santadi ad emergere, in quanto viene scelto come capoluogo del dipartimento, in quanto:
- alla confluenza dei corsi d'acqua più importanti dell'area (il rio Manno e il rio di Santadi)
- perciò anche nel punto d'incontro delle due principali valli che controllano l'accesso al Sulcis dal Campidano (Gutturu Mannu) e dal Cixerri (Campanasissa)
Questa opportunità di controllo delle comunicazioni ha sicuramente influenzato la scelta istituzionale di collocare proprio a Santadi la pretura ed il carcere. Così, alla fine dell'800, Santadi è il Comune più popolato del Sulcis (più ancora di S. Antioco, che è l'altra sede di pretura) ed anche quello territorialmente più esteso (assieme a Teulada). Infatti, a questo punto ingloba Nuxis e Villaperuccio, oltre a Terresoli, e con i suoi 3768 abitanti censiti al 1881 ha una dimensione demografica pari ad un terzo di quella di Iglesias.
E' questa una fase particolarmente favorevole per l'intero Sulcis, che ha raggiunto un ragionevole equilibrio tra popolazione e risorse agro-pastorali e sta vivendo ( a cavallo del secolo) i riflessi dello sviluppo del comparto minerario. Infatti:
- i suoi territori collinari (murdeu) e di fondo-valle consentono un'utile differenziazione delle attività primarie
- i grandi boschi dei "saltus" sono oggetto di sfruttamento per la produzione del carbone da legna
In definitiva, la presenza costante di un habitat collinare ben drenato ha assicurato al Sulcis la più elevata concentrazione di habitat sparso dell’isola: tutt'oggi, in un territorio pur sovente degradato e per alcune parti in fase di abbandono, si contano oltre 400 insediamenti sparsi, un valore largamente superiore a qualunque altra area della Sardegna.
Si sono formati così i cosiddetti "centri di strada", agglomerati che si sviluppano non secondo forme compatte, con gli isolati che occupano progressivamente la campagna "a macchia d'olio", ma con un'edificazione a filo-strada, che tende cioè a concentrarsi sulle vie di accesso ed attraversamento in quanto costituisce la forma più congeniale alla storia ed alla tradizione dell'habitat sulcitano.
Infatti, il principio ispiratore del "medau" è appunto il modello del nucleo autosufficiente, collocato a rilevante distanza da altri, al di fuori di ogni specifica economia di spazio. Così, anche la scelta di accentramento, che accorcia le grandi distanze, non produce mai un habitat compatto, ma prolunga il carattere della dispersione in una forma di "sfrangiamento" del centro.
Pagina aggiornata il 22/02/2024