Scoperte tre tre nuove domus del janas: salgono a 20 gli ipogei di S. Andrea Priu a Bonorva.BONORVA.

Scoperte tre tre nuove domus del janas: salgono a 20 gli ipogei di S. Andrea Priu a Bonorva.BONORVA.

Descrizione

Nell’ambito delle attività legate al progetto del Ministero della Cultura per lo scavo, il restauro e la valorizzazione nel territorio del Meilogu, sono emerse tre nuove domus de janas, che portano a 20 il numero degli ipogei oggi noti. Al loro interno sono stati rinvenuti numerosi e rilevanti ritrovamenti, già in corso di analisi.

Questa nuova scoperta arricchisce la conoscenza delle domus de janas, tombe scavate nella roccia che spesso riproducono scolpiti i dettagli delle case dei vivi e decorazioni simboliche legate a rituali magico-religiosi, e va ad aggiungersi al sito seriale delle domus de janas che ha recentemente ottenuto il riconoscimento UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità. Bonorva, inoltre, vanta due delle diciassette necropoli iscritte nel prestigioso elenco: Sant’Andrea Priu e Sa Pala Larga.

Lo scavo si è svolto nell’area del pianoro, in prossimità della roccia lavorata denominata “Campanile” o “Toro”, che con la sua figura domina la valle circostante. Le caratteristiche del terreno tra la Tomba XII e la Tomba XIII (detta “Tomba del Focolare”) facevano ipotizzare la presenza di una nuova tomba ancora da esplorare. Gli scavi hanno infatti portato alla luce tre nuove domus de janas (la XVIII, XIX e XX), disposte a ventaglio proprio a partire dalla Tomba del Focolare.

DESCRIZIONE DELLE TOMBE

Tomba XVIII La prima individuata è caratterizzata da un dromos (corridoio) tagliato molto nettamente nella roccia, che ha restituito materiali di interesse come picconi, un’accettina in pietra verde, una fusaiola e frammenti di ossidiana. Presenta una cella quadrangolare, dove in posizione centrale è ricavato un focolare scolpito a rilievo e con incavo centrale, da cui ci si immette nella cella principale, di forma rettangolare, sul cui lato sinistro si apre una terza cella, più piccola.

Tomba XIX Sensibilmente più piccola rispetto alle altre, presenta esternamente un piccolo padiglione e internamente una cella rettangolare, da cui si apre una seconda celletta, quasi una nicchia, di forma tondeggiante. Da questa tomba provengono frammenti di ossidiana e ceramica, in particolare un vasetto miniaturistico.

Tomba XX Più complessa, presenta una cella d’ingresso da cui partono due rami laterali, per un totale di sette celle. In una di esse è conservata una fascia dipinta. È stata denominata “Tomba dei Vasi Romani” per il ricco corredo funerario di epoca imperiale, con oltre 30 reperti ceramici (brocche, piatti, lucerne) in ottimo stato di conservazione. I reperti saranno restaurati presso il Centro di Restauro e Conservazione della Soprintendenza a Li Punti.

Le ricerche archeologiche proseguiranno anche nella parte inferiore del sito, interessata da un insediamento di epoca romana e altomedievale. Le nuove tombe saranno da subito fruibili dai visitatori.

Questo intervento rientra nel più ampio progetto di scavo, restauro e valorizzazione del Complesso archeologico di Sant’Andrea Priu, Nuraghe Oes e Nuraghe Santu Antine, finanziato con circa 2 milioni di euro dal Ministero della Cultura. Il progetto è gestito dal Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Sardegna, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.

Durante la presentazione del 28 luglio haoo fatto i saluti istituzionali Massimo D’Agostino, sindaco di Bonorva; Elena Anna Boldetti, segretaria regionale del Ministero della Cultura per la Sardegna e Isabella Fera, Soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio di Nuoro e Sassari.

Hanno descritto la scoperta Patrizia Luciana Tomassetti, responsabile unica del progetto – Segretariato regionale del Ministero della Cultura per la Sardegna; Nadia Canu, funzionaria archeologa – soprintendenza Nuoro e Sassari; Pinna Corraine, funzionaria archeologa – soprintendenza Nuoro e Sassari; Sofia Bertolini, funzionaria restauratrice della stessa soprintendenza e Franco Campus, archeologo e consulente scientifico.

 

SQUADRA DI LAVORO

  • Responsabile unica del progetto: arch. Patrizia Luciana Tomassetti – Segretariato regionale del MiC per la Sardegna
  • Direzione scientifica: archeologhe Nadia Canu e Pina Corraine, con la restauratrice Sofia Bertolini – SABAP SS-NU
  • Direzione lavori: arch. Giuseppe Pirisi
  • Ditta esecutrice: LC Edilizia
  • Assistenza scientifica: Franco Campus
  • Rilievi: Marco Campus

 

INFORMAZIONI STORICHE SUL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI SANT’ANDREA PRIU

Il complesso archeologico di Sant’Andrea Priu riveste un’importanza eccezionale non solo a livello regionale, ma in tutto il bacino del Mediterraneo. Oltre alla necropoli preistorica, sono presenti tracce di occupazione in età romana, con il riutilizzo e il rimaneggiamento degli ipogei, la realizzazione di un insediamento con strade lastricate, fognature, una struttura termale con porticato, utilizzata fino all’età tardoantica e altomedievale.

 

In questa fase, l’ipogeo principale, detto “Tomba del Capo” per la sua imponenza, viene rifunzionalizzato come chiesa rupestre e conserva oggi il più importante ciclo di pitture bizantine dell’Isola. Il sito rappresenta un vero e proprio palinsesto storico, dove in pochi metri si attraversano millenni di storia.

 

Le indagini a Sant’Andrea Priu iniziarono già nel 1826 con il canonico Giovanni Spano, che nel 1849 avviò i primi scavi. Seguirono le ricerche sistematiche di Antonio Taramelli nei primi del Novecento e, dagli anni Settanta, numerose attività di sistemazione, restauro e valorizzazione condotte in collaborazione tra Comune e Ministero della Cultura.

 

A duecento anni dall’inizio delle ricerche, il sito continua a rivelare nuovi dati.

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Pagina aggiornata il 29/07/2025

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